Irriverente e ironico, questi i due aggettivi che descrivono al meglio la sua arte, e pioniere nel nostro Paese della digital art

Max Papeschi approda nel mondo dell’arte contemporanea alla fine del 2008, dopo un’esperienza da autore e regista in ambito teatrale, televisivo e cinematografico. Il clamore mediatico sollevato da una sua opera gigante affissa sulla facciata di un palazzo nel centro di Poznan in Polonia lo proietta sulla scena internazionale, rendendolo in pochissimo tempo uno degli artisti italiani più conosciuti all’estero.

In soli 10 anni di attività ha realizzato più di 60 mostre personali e partecipato a un centinaio di mostre collettive in giro per tutto il mondo.
Irriverente e ironico, questi i due aggettivi che descrivono al meglio la sua arte, e pioniere nel nostro Paese della digital art. Dalla sua creatività nascono opere in cui figure iconiche del bene, come ad esempio Minnie e Topolino, vengono contrapposte a simboli di regimi totalitari e ai loro dittatori.

Ad aprile 2016 ha inaugurato a Milano il progetto culturale-umanitario “Welcome to North Korea”, un vero e proprio precedente artistico realizzato in collaborazione con Amnesty International, che unisce arte digitale, performance e installazioni in un’operazione multimediale che, attraverso una fittizia e parodistica propaganda di regime, svela gli orrori perpetuati dal dittatore Kim Jong Un. Un’opera complessa di arte pubblica che parla alla gente attraverso i linguaggi più diversi: dalle installazioni mobili e le performance in piazza, ai video, alla scultura, alla fotografia e alla pittura, fino ai giochi da tavola d’antan in nuovissima edizione dal sapore distopico, che ci ricordano la nostra dorata infanzia occidentale anni ’80 e dispensano incubi subliminali di un altrove atrocemente reale.

Un tour mondiale che ha segnato l’ascesa di Papeschi facendolo conoscere in tutto il mondo. Da quel momento si sono susseguiti numerosi progetti: dalla mostra The Best is Yet to Come” presso Palazzo Steri che ha inaugurato Palermo Capitale Italiana della Cultura all’uscita del suo nuovo libro Max vs Max, edito da Giunti, in collaborazione Massimiliano Parente e con testo introduttivo del critico Gianluca Marziani a cui ha fatto seguito l’omonima mostra, presso il Contemporary Cluster (Palazzo Cavallerini Lazzaroni) di Roma, curata dallo stesso Marziani; alla mostra Pyongyang Rhapsody, in collaborazione con l’artista Max Ferrigno, presso lo ZAC – Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo fino ad arrivare ai giorni d’oggi con la mostra “Hic Sunt Leones” presso il WEGIL di Roma, in collaborazione con Fondazione Maimeri e Regione Lazio, curata da Gianluca Marziani, dove per l’occasione Papeschi ha ideato un’installazione site specific.

 

INFO/PHOTO COURTESY: Max Papeschi

Chiara Mattavelli