Attraverso l’uso sistematico di banconote nelle opere, sonda il delicato rapporto tra società-economia individuo-denaro, come “messaggio” di un malessere contemporaneo

“Ho scelto diversi anni fa il nome d’arte Peter Hide 311065 (mi chiamo Franco Crugnola) derivandolo dall’ossimoro tra Peter pan (noto sempiterno bambino buono) e mr. Hyde (la parte brutale e “cattiva” del dottor Jekyll). i due nomi hanno la stessa notorietà e rappresentano il primo il bene, l’innocenza, la purezza e la bellezza, il secondo il male, la cruenta e la forza bruta. come nel romanzo di R. Stevenson ove la lotta impari che oppone il bene e il male tra Jekyll a Hyde, mette in gioco temi di grande suggestione, la metamorfosi e il doppio, lo specchio e il sosia, fino a toccare le corde più segrete e inconfessate dell’animo umano, così nei miei lavori cerco di ricreare il male che può prevaricarci attraverso un’immagine allegra e scanzonata”.

Peter Hide 311065 pone al centro della sua ricerca artistica il denaro, simbolo assoluto del potere, lo accumula, lo accartoccia, lo mette sotto teca, trasformandolo in una vera e propria reliquia. Le sue opere sono veri e propri “reliquiari” in cui il denaro si trasforma in prodotto commerciale, non c’è nulla di divino ma solo l’apparente debolezza umana. Un’umanità ossessionata dal denaro, che viene attratta dalla sua forza attrattiva e ne subisce la sua fascinazione.

Attraverso il suo modo di fare arte, cerca di rappresentare attraverso immagini che fanno parte del nostro vivere quotidiano, ed apparentemente concilianti, gli opposti che esse stesse rappresentano, e di aprire nella mente dello spettatore che vorrà approfondirne la lettura, una porta immaginaria verso il pericolo della sopraffazione dell’effimero.

In una società contemporanea, dove l’unità di misura è rappresentata dal denaro, e dove spesso si ha la sensazione che non solo il materiale ne sia soggiogato, ma anche l’immateriale, la parte più unica che contraddistingue l’individuo, il denaro, ha per l’artista il valore simbolico di rappresentare il pericolo di una vasta decadenza culturale, e per opposto il degrado che la sua mancanza ne produce.

L’obiettivo non è rappresentare graficamente la povertà, la violenza fisica o psicologica, il degrado ambientale, ma neppure la bellezza generata solo ed unicamente dalla manipolazione della ricchezza, la sensazione di potenza quasi divina ed il sogno di felicità, ma far riflettere su che cosa genera ciò per cui tutti noi ci affanniamo, viviamo e a volte moriamo: il denaro.

 

INFO/PHOTO COURTESY: Peter Hide 311065

Chiara Mattavelli