Ogni sua opera esplora il senso ed il significato delle cose. Esprime un messaggio. L’obiettivo è generare una riflessione. Indurre cioè le persone ad una maggior coscienza di sé, personale e collettiva. Le sculture diventano simboli e monumenti in cui riconoscerci, non solo come individui, ma soprattutto come componenti di una collettività unica e distintiva. Di cui essere orgogliosi. I cui valori sono da custodire come parte della nostra identità. Attraverso la ricerca della bellezza cerca appigli concreti ed emozioni positive, per stimolare le coscienze all’immaginazione, al sogno ed al progetto di un futuro migliore!
L’aspetto più interessante delle sue opere è l’attenzione attribuita all’interiorità, intesa come relazione dell’uomo con il proprio essere, l’intima e continua ricerca del sé. Un cammino individuale all’interno di se stessi, in totale onestà e senza pregiudizi, per poter aspirare ad una presa di coscienza, per potersi elevare spiritualmente e cominciare a concepirsi come parte del cosmo.
Elisabetta Cavalieri Ducati è una ceramista che utilizza l’antica tecnica giapponese della ceramica raku, metodo adottato dai monaci zen nel XVI secolo per la realizzazione delle ciotole per la cerimonia del the.
La scomposizione e la deframmentazione dell’immagine caratterizzano la produzione artistica di Massimo Corona. Nei suoi primi esperimenti si occupa della figura umana attraverso l’uso di un segno grafico e di due colori primari: il rosso e il blu. Poi si passa al soggetto “città” tratto dall’immaginario satellitare, attratto da quel punto di vista totalmente verticale, distante e perpendicolare all’orizzonte.
Il suo interesse è rivolto ai fenomeni sociali, in particolare modo alla solitudine, vista come una problematica della società di oggi. All’inizio si manifesta nelle sue opere nel suo aspetto negativo, come sentimento di abbandono che tocca soprattutto le persone anziane o quelle ai margini della società. Successivamente arriva a comprendere anche gli aspetti positivi, che possono aiutare a conoscerci e capire noi stessi.
Gli infiniti strati di colore sono imprigionati dall’ultimo velo bianco, che, come una membrana di pelle consumata, lascia intravedere l’interno. I corpi diventano una massa cromatica bianca intrisa di colore. La stesura finale è raggiunta da pennellate e spatole volte a creare una fisicità scultorea e una disintegrazione che evoca figure antropomorfe.